Padre Giuseppe Alloatti
(1857-1933)
santo missionario per la Chiesa dOriente
di P. Erminio ANTONELLO C.M.
Inizio della Causa di beatificazione
Appurato che padre Alloatti ha detto mons. Cesare Nosiglia,
arcivescovo di Torino il 16 giugno 2021, aprendo il processo di beatificazione
ha avuto e ha sempre più una grande fama di santità, riconoscendo
come possa essere modello luminoso per la Famiglia Vincenziana e per la Chiesa
tutta, e volendo accogliere la richiesta del postulatore. padre Giuseppe Guerra,
si è provveduto a richiedere il nulla osta alla Congregazione della Causa
dei Santi, che lo ha concesso in data 26 febbraio 2019. Ugualmente si è
ottenuto il parere favorevole della Conferenza Episcopale Piemontese in data
2 marzo 2021.
Lunedì, 12 luglio 2021, con la seconda e terza Sessione è proseguita lIndagine diocesana per la sua Causa. Le sessioni si sono svolte nella Casa delle Figlie della Carità di San Salvario, dove lArcivescovo Mons. Cesare Nosiglia ha stabilito la sede del Tribunale. A San Salvario sono iniziate pertanto le audizioni dei testimoni. Ancor prima dei testimoni, i membri della Commissione Storica nominati dallArcivescovo (P. Luigi Mezzadri, P. Luigi Nuovo e Suor Maximiliana Nikolova Proykova), avevano prestato il giuramento di adempiere il loro compito con fedeltà e rettitudine.
Il Processo di Beatificazione
si è concluso a Torino il 10 dicembre 2022
ed è passato alla fase romana con la consegna alla Congregazione avvenuta
nei giorni seguenti.
PROFILO BIOGRAFICO:
Il 27 marzo 1933, padre Giuseppe Alloatti CM, missionario tra
i bulgari di rito bizantino-slavo nell'attuale Bulgaria e Macedonia, moriva
nella Casa della Pace di Chieri, ove si trovava per curarsi. Aveva 76 anni.
E morto completamente cieco e sordo, sfinito dalla fatica missionaria,
come se questa condizione lo avesse preparato al distacco da tutto per essere
esclusivamente di quel Cristo, che aveva amato in modo particolare vivente nellEucaristia.
La famiglia
La sua famiglia abitava a Villastellone, alle porte di Torino, ed era profondamente
cristiana. Il padre, Pietro, nel 1856 sposò Caterina Chicco, da cui nacquero,
tra il 1857 e il 1868, sei figli, di cui il maggiore era proprio Giuseppe, nato
il 20 luglio 1857. Di due anni più giovane di Giuseppe era Eurosia, la
sorella che lo seguirà nella missione in Bulgaria e sarà la cofondatrice
della Suore Eucaristine. Il terzogenito, Melchiorre, entrò anchegli
nella Congregazione della Missione. Anche Cristina, la quartogenita, si consacrò
a Dio tra le Suore Sacramentine. Queste vocazioni di consacrazione lasciano
vedere la profonda pietà che regnava tra le mura domestiche di Caterina
e Pietro.
Giuseppe fin dalla nascita fu messo alla prova. Il parto fu difficile e lostetrica
fu maldestra nelluso degli strumenti, danneggiandone gravemente locchio
sinistro. Una volta concluse le scuole primarie, Giuseppe intraprese il ginnasio,
ma nel 1872 laggravarsi del dolore allocchio malato, lo costrinse
ad abbandonare gli studi. Allora il nonno lo prese al lavoro nella sua frabbrica
di stoffe. Vi lavorò due anni, ma la sua inquietudine giovanile non lo
lasciava in pace. Desiderava riprendere gli studi con lo scopo di diventare
sacerdote. Ma come fare per superare lo scoglio della menomazione allocchio?
La consacrazione a Dio come missionario
Allepoca si parlava molto delle guarigioni miracolose che avvenivano a
Lourdes. Si procurò una bottiglietta di acqua della grotta di Massabielle
e iniziò una novena alla Vergine. Ogni giorno si lavava locchio
con quellacqua. Verso la fine della novena, il 23 giugno 1873, gli parve
che qualcosa fosse accaduto nellocchio malato. Si tappò locchio
buono e, con sorpresa, saccorse che aveva acquistato la vista dallocchio
malato. Levento miracoloso gli aprì le porte al suo desiderio e
nellautunno dellanno successivo, il 1874, a 17 anni, entrava nel
Collegio di Scarnafigi, in provincia di Cuneo. In tre anni di permanenza maturò
il desiderio di diventare missionario per conquistare le anime a Dio: lo affascinava
in particolare la Cina. Il 27 settembre 1877, a ventanni, entrò
nella Congregazione della Missione iniziando il Seminario Interno nella Casa
della Pace a Chieri. Qui approfondì il suo legame con Cristo con un motto
semplice e preciso: Amare, patire e fare tutto per Iddio, è il
solo mio volere: è il mio desìo!. Due anni dopo, il 29 ottobre,
1879, vi emette i voti e dopo quattro anni di teologia il 24 settembre 1882
viene ordinato presbitero. Ai primi di ottobre, il padre generale, padre Antonio
Fiat, lo chiama a Parigi e gli dà la destinazione missionaria, che non
sarà lestremo-Oriente, ma il medio-Oriente, e precisamente Tessalonica,
capitale della Macedonia. Tornato a Torino, ricevette la benedizione di sua
madre, inchiodata al letto, e il 19 ottobre partì per Tessalonica. Vi
arrivò il 30 ottobre con un bagaglio leggerissimo, formato da qualche
vestito e tre libri: il Breviario, lImitazione di Cristo e la Divina Commedia
di Dante.
In Macedonia, tra la popolazione bulgara
Allepoca la regione della Macedonia, antica terra del nord della Grecia
classica, era contesa tra varie etnie (bulgara, serba e greca) e per molti secoli
fu sotto la dominazione turca degli Ottomani. In particolare la regione intorno
a Tessalonica era un territorio che per la vicinanza geografica guardava alla
Bulgaria. In ogni caso la regione era multiculturale di matrice slava con una
presenza numerosa di bulgari e, dal punto di vista religioso, vi dominava il
rito greco-orientale.
Padre Alloatti subito comprese che, per fare del bene alla popolazione bulgara
e per superare le diffidenze che i preti di rito latino suscitavano, aveva bisogno
di immedesimarsi con essa. A tale scopo, appena arrivato, si mise allo studio
della lingua bulgara e ad apprendere lo slavo antico per celebrare in rito bizantino-slavo
la Divina Liturgia. Imparò così a fondo la lingua bulgara che
gli diventò familiare come la lingua materna.
Impratichitosi della Liturgia e della lingua per una quindicina di anni percorse
molti villaggi della Macedonia con le sue tournées missionarie. Viaggiava
a dorso di cavallo. E si adattava allestrema povertà della popolazione.
Era ospitato dalla gente e viveva come loro. Non avevano letti e lui si coricava
su di una stuoia nella stessa stanza dei famigliari compresi molte volte asini
e buoi, né vi erano tavoli e sedie e mangiava adagiato su un cuscino
e nello stesso piatto della famiglia che lo ospitava. Conformandosi poi al rito
orientale in cui circa 180 giorni allanno erano di digiuno severo, durante
i quali non si poteva mangiare né carne, né latticini, né
uova, e nemmeno pesce o olio di oliva, praticava una vita di estrema austerità.
Questo stile di vita gli dovette costar molto allinizio provenendo da
una famiglia di un certo livello sociale, ma vi si sottomise senza mostrarne
il peso e adattandosi lietamente per conquistare al Vangelo questa gente. Questo
tirocinio di immersione nel popolo bulgaro gli fece constatare labbandono
religioso delle chiese. Scrive al Padre Generale: Non sono, ahimé,
delle chiese, ma delle stalle di Betlemme
. E ciò che maggiormente
lo colpisce è la trascuratezza del SS. Sacramento. Fa la scoperta che
sovente è consevato in una scatola di latta avvolto in una carta ingiallita
e sudicia. Lo scrive ancora al Padre Generale il 10 febbraio 1885: Vedo
sotto laltare, due o tre libri bruciacchiati, e le cui pagine, imbrattate
di cera, sono diventate illeggibili. In mezzo ad essi noto una piccola scatola
di latta, già usata per il cafè. Qual è stato il mio sgomento,
Padre, quando aprendo la scatola, vidi il Pane consacrato ravvolto in un foglio
di carta sporco ed unto. Sono caduto in ginocchio e non mi è stato possibile
trattenere le lacrime.
La fondazione delle Suore Eucaristine
Nellattività missionaria si rese conto dellimportanza di
presenze religiose nate sul posto, e così fondò con laiuto
di sua sorella Eurosia, che lo raggiunse in Bulgaria, una congregazione di suore
autoctone, cui diede il nome di Suore Eucaristine. Era il 1889. Da allora padre
Alloatti si dedicò molto alla loro formazione. Preparò loro le
Regole. Fece dellobbedienza stretta il perno dellunità tra
le sorelle, quale segno storico e consequenziale della Presenza Eucaristica
che esse adoravano. Le suore cominciarono a espandersi per la Macedonia a piccoli
gruppi nelle varie comunità che presto cominciarono a formarsi. Le prime
sei comunità erano così strettamente legate tra loro che
sembravano essere una cosa sola con la comunità madre, annotava
un testimone.
Da molti villaggi si chiedeva la presenza delle suore per tenere in ordine le
chiese, per leducazione dei bambini e per la catechesi degli adulti. Le
parrocchie dove le suore lavoravano si trasformavano rapidamente. Per il piccolo
numero di cattolici bulgari in Macedonia (si trattava solo di poche migliaia),
sarebbe stato illusorio sperare in un ampio sviluppo dellistituto: eppure
in due decenni, fino alla vigilia della Grande Guerra le suore erano diventate
31 in 6 case. A Paliurtsi, dove cera il noviziato, avevano un orfanotrofio
con 36 bambine.
La situazione socio-politica non era però stabile. Negli anni 1912-1913
in Macedonia si assiste al risveglio dello spirito nazionale tra i Bulgari,
i Serbi ed i Greci che si ribellarono alla dominazione turca (Guerre Balcaniche).
La ribellione provocò un periodo di lotte sanguinose. Quando subito dopo
scoppiò la Prima Gerra Mondiale, nel 1914, il conflitto si allargò
e le armate dellIntesa attraversarono lo Stretto dei Dardanelli, arrivando
in Macedonia, il territorio si trovò tra due fuochi. Le suore si videro
costrette a esulare verso il nord della Macedonia, a Skopje. Con la fine della
Guerra, la permanenza delle suore a Skopje divenne insostenibile. Suor Eurosia
era morta di stenti nel 1919. Le autorità serbe occuparono la loro casa.
In questo scenario di grande insicurezza, nel 1920 padre Giuseppe, incoraggiato
dal papa Benedetto XV, trasferì il piccolo resto della comunità
a Sofia, capitale della Bulgaria. Qui in breve la comunità ricominciò
una nuova vita, soprattutto quando nel 1925 venne in Bulgaria come delegato
apostolico mons. Roncalli, futuro, papa Giovanni XXIII, che prese ben volere
e ad aiutare la comunità. Intanto però Padre Alloatti si ammalò.
Ultimi giorni
Nel 1927 rientrò a Torino per curarsi. Dopo breve tempo il Padre Generale
gli chiese di non rientrare in Bulgaria. Obbediente comera accettò,
soffrendo il distacco dalla terra che aveva amato e dalle suore che lo amavano.
A Torino il suo fisico si indeboliva sempre più e fu trasferito a Chieri.
Era la sua ultima purificazione. Entrato in un lungo silenzio, passava il suo
tempo in adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Il 24 marzo 1933, vigilia
della festa dellAnnunciazione, si sentì molto male. Verso sera
il fratello Melchiorre gli amministrò i sacramenti e tre giorni dopo,
il 27 marzo, spirò.
La sua figura e la sua personalità spirituale
Era un missionario scrive padre E. Cazot su Annales - nel vero
senso della parola. Per molti anni, durante la sua missione nei villaggi della
Macedonia, si trovò a vivere la sua attività apostolica in un
modo che bisogna aver conosciuto questa esistenza per sapere ciò che
essa rappresentava di sofferenza e di abnegazione. Io non so se un altro missionario
abbia condotto una vita più eroica della sua. Era di una mortificazione
straordinaria.
La sua pietà era pari alla sua mortificazione.
E pur praticando uno stile austero di vita, padre Alloatti restò sempre
un confratello affabile ed amabile. Da vero vincenziano aveva un sentimento
di abbandono assoluto nella Provvidenza. Il centro della sua vita interiore
era lEucaristia. Padre Alloatti era molto laborioso. Ha lavorato molto
e ha anche scritto molto.
Inizio della Causa di beatificazione
Appurato che padre Alloatti - ha detto mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo
di Torino il 16 giugno 2021, aprendo il processo di beatificazione - ha avuto
e ha sempre più una grande fama di santità, riconoscendo come
possa essere modello luminoso per la Famiglia Vincenziana e per la Chiesa tutta,
e volendo accogliere la richiesta del postulatore. padre Giuseppe Guerra, si
è provveduto a richiedere il nulla osta alla Congregazione della Causa
dei Santi, che lo ha concesso in data 26 febbraio 2019. Ugualmente si è
ottenuto il parere favorevole della Conferenza Episcopale Piemontese in data
2 marzo 2021.
Lunedì, 12 luglio 2021, con la seconda e terza Sessione è proseguita
lIndagine diocesana per la sua Causa. Le sessioni si sono svolte nella
Casa delle Figlie della Carità di San Salvario, dove lArcivescovo
Mons. Cesare Nosiglia ha stabilito la sede del Tribunale. A San Salvario sono
iniziate pertanto le audizioni dei testimoni. Ancor prima dei testimoni, i membri
della Commissione Storica nominati dallArcivescovo (P. Luigi Mezzadri,
P. Luigi Nuovo e Suor Maximiliana Nikolova Proykova), avevano prestato il giuramento
di adempiere il loro compito con fedeltà e rettitudine.